Le vie del Buddha

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Stefano Sabelli

LE VIE DEL BUDDHA

il Ground Zero d’Oriente 

nella Valle degli uomini che pregano verso Occidente

di Stefano Sabelli

musiche dal vivo a cura di

Giuseppe Spedino Moffa

A dicembre 2001, tre mesi e mezzo dopo l’11 settembreStefano Sabelli partecipa con Vittorio Sgarbi (allora Sotto segretario ai Beni culturali) Alain Elkan, alla prima Missione culturale del MIBAC in Afghanistan, promossa in sostegno del nuovo Governo Karzai. Della missione furono testimoni anche diversi giornalisti, fra cui Attilio Bolzoni di Repubblica.

Poco dopo il rientro in Italia, a febbraio 2002, la rivista Il Bene Comune, ed. iBC di Campobasso, pubblicò il reportage che Stefano Sabelli aveva scritto durante il viaggio, corredandolo delle foto che lo stesso autore aveva pure, nel frattempo, scattato in Afghanistan.

Un capitolo di quel diario, col titolo LE VIE DEL BUDDHA: ovvero, Il Ground Zero D’Oriente nella Valle degli Uomini che Pregano Verso Occidente, è diventato un recital che lo stesso attore regista molisano, ad aprile 2002, presenta in prima assoluta al Museo Orientale del Chiossone di Genova, per una rassegna di monologhi realizzata presso anche altri musei genovesiDa allora il lavoro è stato spesso ripreso come testimonianza di uno sgomento, ancora attuale.

Quel primo gruppo di occidentali – tornato nella magnifica Valle di Bamiyan dopo la liberazione dall’occupazione talebana – si trovò, infatti, di fronte, la visione d’annientamento di uno dei più straordinari siti archeologici mondiali a opera dei seguaci del Mullah Omar. Il capo dei talebani che, come si seppe, fuggì in moto, alla cattura da parte del contingente americano.

La ferocia barbara e criminale, perpetrata contro i grandi Budda della montagna, aveva lasciato di quelle magnifiche statue, che per millenni hanno segnato il cammino e i commerci sulla Via della Seta, solo pochi frammenti, giacenti ai piedi di quelle maestose nicchie scavate nella roccia, più simili ormai a vuoti sarcofagi verticali.

Una ferocia che i talebani avevano mostrato anche verso altre opere e testimonianze d’arte che, come i Buddha di Bamiyan, oltre all’intrinseca bellezza, nei secoli, sono soprattutto state testimonianze imprescindibili della Storia dell’Umanità.

Un tema tornato purtroppo attuale, quello della distruzione d’importanti siti archeologici, da parte del fondamentalismo islamico, quando la altrettanto terribile propaganda dell’Isis ha cominciato a promuovere nuovi filmati di distruzione di siti e opere d’arte.

A monito di quanto l’integralismo religioso può perpetrare contro la Cultura universale, il racconto orale di Sabelli si sviluppa arricchito, dalle proiezioni di quelle stesse foto che il direttore artistico del Teatro del Loto realizzò durante quella missione.

Il recital, inoltre, si avvale delle musiche originali proposte dal vivo da Giuseppe Spedino Moffa, cantautore e polistrumentista, caposcuola delle sonorità etniche. Un contributo che rende ancor più vivo, emozionante ed epico il racconto stesso. Fra riflessioni, struggimenti e stordimenti, il recital racconta l’arrivo di quella prima delegazione italiana a Bamiyan, il 2 gennaio 2002, a bordo di un elicottero, d’epoca sovietica, malmesso e insicuro.

Una narrazione che si sviluppa appassionata e in tempo reale, in uno dei più pericolosi teatri di guerra al Mondo.

La testimonianza dello stordimento di un occidentale, affascinato dall’Oriente e dai panorami mozzafiato dell’Hindukush, con quella magnifica valle, che si estende maestosa a 4.000 metri d’altezza e che, nonostante tutto, conservava e ancora conserva, testimonianze straordinarie di culture millenarie.

Una Valle meravigliosa, quella di Bamiyan, dove i Taliban a marzo 2001 – prima, dunque, dell’11 settembre e delle Twin Towers – annientarono e polverizzarono i famosi Buddha della montagna, le gigantesche statue scolpite nella roccia, d‘epoca indo sassanide e d’ispirazione ellenistica, fino ad allora, certamente le più prestigiose e riconosciute opere d’arte presenti su La via de la Seta. 

Un racconto di viaggio che, fra riflessioni ironiche, incantamenti e rimandi alle molteplici fedi dell’Uomo e alle culture, che hanno attraversato quella straordinaria valle patrimonio di tutta l’Umanità, si fa testimone di un crogiuolo di civiltà e costumi che, su La Via della Seta, da Alessandro Magno in poi, si sono incrociate e rincorse lì, a Bamiyan, fino ai giorni nostri.

Una testimonianza dello straniamento provato davanti a quelle enormi nicchie, vuote dei loro Buddha, come pure davanti a pacifici uomini di fede, sempre ingenuamente immaginati a Oriente e che, invece, lì, al tramonto, pregano verso la Mecca, rivolgendosi verso Occidente… dove noi ci pensiamo.

Soprattutto, un racconto che, in una delle più belle e importanti valli dell’Asia centrale, prende vita esi fa testimone del terrore, ancora impresso sul volto e della nuova speranza vista negli occhi di un giovane Azara, superstite di un popolo fiero e pacifico, sterminato a migliaia, in quella valle, dai Taliban.

Quegli stessi Azara, discendenti dai cavalieri mongoli di Gengis Kahn, che da sempre vivono e popolano quelle valli e, per questo, resisi pacifici e felici custodi nei secoli de… Le vie del Buddha.  

LINK VIDEO:   https://www.facebook.com/parcomilvioroma/videos/146142377645615/

– STEFANO SABELLI – 

attore, autore, regista, scenografodocente di arti scenichedirettore artistico e manager culturaleHa scritto, diretto, interpretato opere di teatro, film, canzoni; creato scenografie, mosaici e architetture permanenti.

Ha prodotto molti dei più innovativi eventi culturali molisani, fondando TM, coop titolare di Teatro e Compagnia del Loto, unica Impresa di Produzione molisana riconosciuta dal MiC, dal 2015

Nato a Campobasso, dopo Liceo e Studi di Conservatorio si traferisce a Roma dove si Laurea presso l’Accademia Naz. d’Arte Drammatica S.D’Amico, con maestri Orazio Costa, Andrea Camilleri, Marise Flash.

Nell’81 si traferisce a L.A. CAL per approfondire il Metodo al Lee Strasberg Theatre Institute

Profondo conoscitore del tessuto socio culturale di Molise e Abbruzzo, all’attività artistica, affianca quella di manager e imprenditore culturale

Dal 1994 al 2007, dirige il Teatro Savoia di Campobasso, strappandolo dall’oblio e rilanciandovi lo Spettacolo dal vivo

Nel 2007 inaugura a Ferrazzano (CB), un Teatro, il LOTO, realizzato con fondi POR, progettando lui medesimo la trasformazione di un’ex Casa canonica in un nuovo Teatro, esempio unico di fusione di architetture sceniche orientali e occidentali. Considerato da molti operatori e riviste specializzate il più bel piccolo teatro d’Italia, il LOTO a giugno 22 è premiato dal MiC, come 3° classificato al Premio Art Bonus 2021, su oltre 350 progetti nazionali

Compie lunghi viaggi e come esperto di Teatro partecipa alla prima Missione del MIBACT in Afghanistan, nel 2001, subito dopo l’11 settembre, per censire i siti Unesco distrutti dai talebani e riaprile l’ambasciata di Kabul. Scrive un reportage dalla Valle di Bamyan, da cui trae un recital

La lunga esperienza artistica e d’impresa nel campo dello spettacolo, gli incarichi assunti nella direzione di stagioni, rassegne, festival e istituzioni; la gestione innovativa, del Teatro del Loto e delle sue molte Stagioni, oltre alle Direzioni artistiche del Teatro Rossetti a Vasto (incluso la XX ed. del Vasto Film Fest) e del Fulviodi Guglionesi; l’attività didattica presso il Conservatorio di Lecce e la SPAS del Loto, quella autorale e di opinionista di dibattiti culturali, gli hanno permesso di maturare competenze lavorative e istituzionali, consentendogli di occuparsi con successo di: interpretazione e regiaideazione, progettazione artistica; organizzazione di eventi, pubblici e privati e gestione amministrativa degli stessi; gestione di strategie di produzione, promozione, comunicazione e marketing, con ricerca e attivazione di partnership e sponsor, pubblici e privati

Dedito al rilancio territoriale e culturale di aree disagiate e alla qualità di sperimentazione delle proposte artistiche, l’insieme di esperienze e attività svolte nell’arco di quarant’anni, lo qualificano artista e imprenditore di cultura, attento tanto ai nuovi linguaggi, quanto ai bilanci e al management

– GIUSEPPE Spedino MOFFA –

Cantautore e polistrumentista molisano di gran talento e versatilità, con innumerevoli concerti in Italia e all’Estero. Diplomato in Conservatorio in chitarra classica, è conosciuto anche come uno dei massimi virtuosi ed innovatori al mondo della Zampogna,  strumento popolare di cui ha riscritto tecniche di espressiione ed esecuzione e per il quale, nel 2022, ha publicato per Squilibri editore, il primo metodo di Studio mai scritto, da introdurre nei Conservatori, con prefazione di Roberto De Simone.

Fondatore di Zampognorchestra, singolare quartetto di zampogne -capace di riprendere e adattare qualsiasi musica, dai balli locali ai Beatles – sorprendente autore di canzoni, orientate da una cifra narrativa costantemente irridente, nel 2015 con l’album “Terribilmente Demodè” vince il Premio “Di canti e di Storie” di Squilibri Editore ed è finalista per la Targa Tenco come miglior album in dialetto.

Per Moby Dick e Le Vie del Buddha del Teatro del LOTO, ha creato lunghe suite, poli strumentali che esegue dal vivo, da solo, come terzo personaggio in scena, con l’aiuto di loop machine, oltre che con l’ausilio di zampogne, chitarre, fisarmoniche, e con un uso della voce, evocativo e antico.


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