In viaggio con PEER GYNT

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In viaggio con PEER GYNT

Data / Ora
Date(s) - 25/05/2019
20:30 - 22:30

Luogo
Teatro del Loto

Categorie


Teatro del Loto
tratto da Henrik Ibsen
adattamento scene e regia Stefano Sabelli
musiche di Eduard Grieg rivisitate da Riserva Moac

Con Eva Sabelli, Fabrizio Russo, Bianca Mastromonaco, Riserva Moac

Il testo più onirico e meno naturalista di Ibsen, diventa spunto per raccontare una favola moderna dove tempi, spazi e luoghi si sovrappongono in un’età indefinita. Peer Gynt, giovanotto spaccone che passa da un’avventura all’altra, non si cura delle virtù quotidiane e dei semplici doni della vita. Segue solo l’imperativo “sii te stesso”. Un’ambigua ispirazione, tutta racchiusa nell’esaltazione del proprio io, che lo porta a vivere in un mondo dove fantasia e realtà finiscono per confondersi. Solo la madre Aase, figura dominante della sua vita, riesce a seguirlo nel suo mondo fantasioso, prendendo via via le forme di tutte le figure femminili che Peer incontra sul suo cammino. Attraversando tutti gli stadi della vita, rifiutando anche l’amore sincero della dolce Solvejg, Peer comincia a vagabondare per tutta la terra, nei paesi più esotici e lontani. Si cimenta nelle più diverse esperienze, incontra personaggi sempre più strani, per poi ritrovarsi infine lì, da dove era partito. Peer Gynt non è mai riuscito a liberarsi dalla tirannia del proprio io. Un io che sfoglia come una cipolla; tolte le coltri sovrapposte non resta che il nulla. Eppure le sue tante crisi d’identità trovano forse un ultimo rifugio, proprio fra le braccia della dolce Solvejg, da cui era fuggito. Pur ormai vecchia, lei lo ha sempre atteso, fedele, amandolo ancora.

“Sono anni che inseguo questo testo e lui insegue me da quando ho cominciato a far teatro. Una favola nordica, ideata da Ibsen, fra le renne e le nevi dei fiordi della Norvegia, per cui Grieg ha scritto musiche sublimi. Non so se fra gli incanti delle nevi del Matese è facile immaginare troll e spiriti della foresta nordica, ma Peer Gynt è anche qualcos’altro, è una vita lunga un giorno, lungo come una vita. Lo sbucciare della cipolla è qualcosa che ci appartiene nel quotidiano, pur non accorgendocene. Un cuore e un senso della vita che sfogli, cerchi e non trovi mai ma che lascia intatta la certezza di trovarli… magari solo per ricominciare a sognare nuove vite e nuove età.”


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